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abbinamenti A tutto pasto, il bianco di Château Musar si esalta con grandi piatti di pescato e di crostacei. Primi con astice ed aragosta, secondi a base di pesce grigliato.
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alcol 12%
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annata 2018
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denominazione Wine of Lebanon - Beeka Valley
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filosofia Triple A
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formato 0,75 L
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giudizio 3k 10/10
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regione Libano
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temperatura di servizio 10-12°
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vitigni Obaideh, Merwah
NOTE SENSORIALI:
Alla vista giallo-oro. Il sorso è cremoso-strutturato, ricco ma asciutto e intensamente agrumato, con sfumature di rovere. Del tutto unico, lo stile è stato descritto come simile a "Sauternes secco". Chateau Musar Whites sviluppa tonalità fulve e caratteri speziati morbidi con l'invecchiamento.
CURIOSITÁ:
Sette anni di produzione, Chateau Musar White è una miscela di antichi vitigni Obaideh e Merwah, indigeni delle montagne del Libano e che si dice siano imparentati con Chasselas Chardonnay e Semillon. I vigneti di Obaideh si trovano ai piedi delle montagne dell'Anti-Libano su terreni sassosi e gessosi, mentre le viti Merwah si trovano sul lato mare del Monte Libano, su ghiaie calcaree. Le rese sono molto basse per questi bushvines: 10 – 20 hl per ettaro.
Siamo per l’appunto in Libano, poche decine di chilometri a est di Beirut, la capitale.
Lo scenario è quello di un luogo particolarmente vocato alla produzione di grandissimi vini, scoperto e in qualche modo “costruito” grazie al genio intuitivo di Gaston Hochar.
Quest’ultimo, nel 1930, dopo un lungo viaggio nella regione di francese di Bordeaux alla scoperta delle prestigiose etichette bordolesi, ritornò con la convinzione che in Libano le condizioni climatiche e le composizioni dei terreni gli avrebbero permesso di produrre vini altrettanto importanti.
Il tempo non ha fatto altro che dargli ragione: i suoi sono infatti vini adesso celebrati in tutto il mondo.
A Gaston Hochar sono nel tempo succeduti i suoi figli, tra cui Serge Hochar, ovvero colui che è stato capace di portare alla ribalta mondiale il Libano come nazione culla del vino contemporaneo.
Nato nel 1939, Serge iniziò a lavorare con il padre e con il fratello ancora prima di compiere vent’anni, dopo aver compreso che la scelta di studiare ingegneria era quella sbagliata.
L’attrazione nei confronti del vino era infatti più forte di quella nei confronti dell’ingegneria, e sulla scia delle intuizioni del padre, anche Serge Hochar, dopo aver preso progressivamente il controllo di Château Musar a partire dagli anni ‘60, iniziò un percorso di rara virtù, fatto di vendemmie e soprattutto di vini ancora oggi magnifici.
Precursore del biologico e di quelli che oggi chiamiamo vini naturali, Serge capì alla svelta che date le particolari condizioni climatiche della Bekaa Valley non era necessario intervenire chimicamente in vigna e che le piante, viti addirittura centenarie, erano in grado di regalare grande uva anche senza alcun trattamento.
Da ciò ancora oggi prendono vita vini rossi e vini bianchi di inimitabile personalità ed eleganza, prodotti a partire dalle più importanti varietà internazionali: cabernet sauvignon, carignan, cinsault e grenache per i rossi, obaideh e merwah - simili allo chardonnay e al sémillon - per i bianchi.
Etichette figlie di affinamenti particolarmente significativi, grazie ai quali è possibile apprezzare le vendemmie di anche dieci o quindici anni fa, un periodo di tempo ideale per godere appieno della maturità di queste vere e proprie “perle del Mediterraneo”.
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