Le ragioni che portarono Arnaldo Rivera ad immaginare un progetto di cantina cooperativa a Barolo sono legate alla sua profonda conoscenza delle peculiarità del territorio e della sua gente, unita a grande lungimiranza e volontà di giustizia sociale.

Rivera fu uomo del vino in prima linea: assunse ruoli e responsabilità in vari organismi, fino a ricoprire la carica di presidente del Consorzio del Barolo e Barbaresco (1980-1983) di cui Renato Ratti fu successore.
La sua opera più grande tuttavia fu la creazione della cantina Terre del Barolo, un capolavoro di solidarietà rurale, portata avanti con tenacia, superando ostilità e problemi, con la convinzione di una scelta indispensabile, dalla parte dei più deboli per reagire alle condizioni di subordinazione e difendere la loro dignità umana. Arnaldo Rivera, che non ebbe figli, in questo modo assunse la responsabilità indiretta di cinquecento famiglie, Soci viticoltori, con altrettanti bilanci da salvaguardare.

Fondamentale e rappresentativa fu anche la scelta della sede della cantina, nella parte bassa del comune di Castiglione Falletto, non per campanilismo, ma perché la località si trova alla confluenza delle strade che giungono dai paesi su cui ha la sua influenza l’azienda. Sono i comuni di Castiglione Falletto, Barolo, Grinzane Cavour, Serralunga d’Alba, Diano d’Alba, Monforte d’Alba, La Morra, Verduno, Novello, Roddi che formano il comprensorio del vino Barolo, per questo venne scelto il nome “Terre del Barolo”.
Oggi risulta difficile comprendere gli stati d’animo ed i sentimenti provati dai soci fondatori che in quell’anno, in quel momento particolare, tra enormi difficoltà e alterne speranze, riuscirono a porre le fondamenta e raccogliere i primi frutti di quell’esperienza.

La personalità, il carattere e la dote nelle relazioni umane di Rivera emergono in tutta la loro forza e priorità. Dai primi 22 soci si passò in pochi anni a quasi 500: Terre del Barolo era diventata una grande realtà per il territorio, capace di attutire l’impatto dello spopolamento di questo angolo di Piemonte verso i nuovi centri urbani industrializzati che si stavano sviluppando in tutto il nord Italia, ponendo altresì le basi per quel successo mondiale che il Barolo e le Langhe conoscono ormai da svariati decenni.
Il tempo ha dato a Rivera ampiamente ragione.