LA PORTE SAINT JEAN
Sylvain Dittière, poco più che trentenne, è giustamente considerato uno degli astri nascenti del Saumurrois. Legato da rapporti di parentela con i Foucault di Clos Rougeard (ha sposato la figlia di Charly), può vantare un curriculum di eccezione, con alle spalle una solida preparazione scolastica: al BTSA viticulture-oenologie ha fatto seguire esperienze di apprendistato al Clos Rougeard e presso Château Yvonne, Thierry Germain, Marc Tempé e Domaine Gauby. Nel 2010 ha deciso di mettersi in proprio e ha messo radici a Montreuil-Bellay, a una quindicina di chilometri da Saumur.
Il suo Domaine de la Porte Saint Jean conta oggi 6,5 ettari di vigna, coltivati per metà a cabernet franc (nei lieu dit Les Cormiers e Les Pouches) e per l’altra metà a chenin e in misura contenuta a sauvignon, con viti molto vecchie, anche di 90 anni. La conduzione agronomica è biologica, pur in assenza di certificazione, e tutte le attività agricole ed enologiche sono gestite personalmente da Sylvain. Non c’è dunque la volontà di ingrandirsi ulteriormente, proprio per preservare la possibilità di avere un controllo diretto di ogni fase del processo produttivo.
La cantina sotterranea è scavata nel tufo e garantisce condizioni ottimali per gli affinamenti, che vengono realizzati in barrique e botti da 500/600 litri perlopiù vecchie. Nel processo di vinificazione si usa pochissima solforosa e non si fanno filtrazioni, mentre la permanenza nelle botti è di almeno 24 mesi. Tale approccio gli ha permesso di produrre vini di grande purezza espressiva, eleganti e caratterizzati.