La cooperativa Chavost sta vivendo una nuova vita, frutto di un approccio biologico in una linea di Champagne artigianali e inediti, senza solfiti aggiunti. 

Fondata nel 1946 nell’antico villaggio di Chavot-Coourcourt da alcuni vigneron che decisero di unire le proprie sapienti mani, oggi Champagne Chavost è una cooperativa solidale e dal forte impatto territoriale. Qui ci lavorano più di 100 persone, che mettono tutto il loro impegno nel produrre champagne artigianali su un terreno notevole, di ben 70 ettari. 

Riuscire a mantenere un approccio artigianale su una produzione di tali dimensioni è un lavoro davvero duro. Per questo, la cooperativa ha un suo disciplinare interno, creato apposta per mantenere ogni cuvée nella sostenibilità, trasportando la terra coltivata in vino da degustare bollicina dopo bollicina. 

Negli ultimi anni c’è stato un enorme lavoro di rinnovamento interno, che ha portato alla nascita di una linea di Champagne, tra quelli proposti, che non aggiungono solfiti. Sono bottiglie dall’identità profonda e dalle caratteristiche territoriali importanti. Ma più di ogni altra cosa questi Champagne artigianali sono un messaggio: il vino eccezionale è tale se così è il carattere che esprime.  

Se l’obiettivo delle coltivazioni è rispettare un habitat naturalmente perfetto e preservare gi ecosistemi sia di flora che di fauna della zona della Champagne a sud di Epernay, nella Vallée de la Marne, le vinificazioni puntano a ridurre il più possibile gli interventi dell’uomo, come afferma Fabian Daviaux, attuale Chef de Caves. 

I nuovi Champagne senza solfiti aggiunti nascono da una piccola parcella di appena 5 ettari, convertita interamente ad agricoltura biologica. L’idea è nata da Fabian Daviaux, che dopo aver girato il mondo in cerca della vinificazione migliore e non interventista, ha capito che l’atipicità di vinificazione trasmette la tipicità del territorio. Solo un approccio sostenibile è accettabile.  

Ecco perché i nuovi Champagne di Champagne Chavost ci piacciono tanto: raccontano la storia del possibile laddove è difficile immaginare una produzione piccola e affidabile in tutta la sua filiera. Le etichette sono un’altra novità del Domaine: simbolo dell’identità della cooperativa, omaggio ai viticoltori fondatori, e riflesso di come ci immaginiamo il loro lavoro tra i filari.