L’anno era quello del 1975, quando l’avvocato romano Gabriele Mastrojanni ha iniziato a scrivere la storia, scegliendo di acquistare nelle terre ilcinesi i poderi di San Pio e di Loreto, in un periodo in cui a Montalcino erano veramente pochi i produttori vitivinicoli. Da subito le intenzioni erano chiare: trasformare quegli scoscesi e ripidi pendii nella patria del sangiovese grosso, al fine di arrivare a produrre il miglior vino di tutta Montalcino. Di lì a pochi anni la scommessa fu vinta in pieno, e sin dalle primissime annate il Brunello targato “Mastrojanni” si dimostrò raffinato ed elegante, estremamente aderente al terroir di appartenenza e di eccellente livello qualitativo. Negli anni ’90, poi, la consacrazione internazionale, grazie anche all’ingresso in azienda del figlio dell’avvocato, Antonio Mastrojanni, che scelse tra i suoi collaboratori l’enologo Maurizio Castelli - ancora oggi punto di riferimento della cantina - e Andrea Marchetti, che dal 1992 segue a tempo pieno l’evoluzione aziendale, ricoprendo l’importante ruolo di amministratore delegato. In quegli anni, con la costruzione della cantina di vinificazione e con la realizzazione dei locali di affinamento, venne anche impostata quella che è ancora oggi la filosofia produttiva: uso del cemento per la fermentazione, che garantisce stabilità termica e assenza di campi magnetici, poi selezione rigorosa dei grappoli, operando un diradamento meticoloso verso la fine di agosto, e infine raccolta precoce delle uve più mature, così da ottenere un vino che andrà a costituire la base acida da miscelare con il vino della vendemmia definitiva. Poche regole, semplici ed essenziali, ma che vengono seguite scrupolosamente ancora oggi, per continuare a garantire un prodotto di estremo livello qualitativo. Arriviamo, infine, al 2008, anno che segna un’ulteriore svolta per la cantina Mastrojanni, con l’acquisto delle tenuta da parte del Gruppo Illy s.p.a., rinomato per l’attività di torrefazione del caffè, ma al tempo anche già proprietario della cantina Podere le Ripi, confinante proprio con l’azienda Mastrojanni. È cambiata la gestione, quindi, ma in una sorta di inscindibile continuità, dal Rosso di Montalcino al Brunello, fino ad arrivare ai cru “Vigna Loreto” e “Schiena d’Asino”, i vini sembrano sempre gli stessi, inimitabili e senza tempo, come lo stesso Gabriele Mastrojanni li aveva pensati nel lontano 1975.