Spirito indipendente, un po’ poeta e un po’ anarcoide, Michel Autran si sta costruendo una fama di tutto rispetto, affermandosi come uno dei migliori produttori di Vouvray: una scalata sbalorditiva, se pensiamo che la sua prima annata ufficiale è stata la 2013. Dopo aver lavorato in medicina d’urgenza per quasi vent’anni, a un certo punto ha sentito il bisogno di dare una svolta alla sua vita. Non si è improvvisato vigneron, ma ha intrapreso un percorso graduale per acquisire l’esperienza necessaria, lavorando presso alcuni dei migliori produttori di Chenin. Nel 2011 ha quindi avuto l’opportunità di acquistare poco meno di un ettaro di vigna a Noizay, che lentamente ha ampliato fino a raggiungere i 3,5 ettari attuali. L’approccio alla viticoltura è convintamente biologico, e a causa della pendenza dei rilievi collinari su cui insistono i vigneti la lavorazione è forzatamente manuale, a volte condotta con l’aiuto di un cavallo. Le vigne sono tutte molto vecchie, tra i 50 e i 70 anni di età, e dove è stato necessario il reimpianto sono usate barbatelle ottenute da selezione massale di vecchie viti di Pinon.

La ricerca di un’estrema fedeltà all’espressione del terroir nei suoi vini ha portato Michel a uscire dall’AOC Vouvray, in modo da poter vinificare secondo le sue idee, e non secondo le regole imposte dal disciplinare. La fermentazione avviene con lieviti indigeni in vasche di acciaio, e poi per gravità si trasferisce il vino in botti, di cui solo una minima parte nuove. L’uso della solforosa è ridotto ai minimi termini, spesso evitato del tutto. I vini che ne derivano hanno purezza, eleganza fruttata, lunghezza, e ricchezza bilanciata da un’acidità sostenuta e dalla mineralità.