PRODUTTORI DEL BARBARESCO
Era già noto a fine ‘800 che il nebbiolo, nella zona di Barbaresco, avesse caratteristiche molto diverse dalle altre zone del Piemonte. Per questo l’allora preside della scuola regia di enologia di Alba, Domizio Cavazza, residente appunto a Barbaresco, decise di riunire alcuni viticoltori e produttori per fondare una cantina sociale che potesse produrre un vino differente, visto e considerato che le uve nebbiolo di quella zona iniziavano a confluire in quella che sarebbe poi divenuta la denominazione del Barolo.
Era con esattezza il 1894, l’anno in cui vennero create le “Cantine Sociali di Barbaresco”, per la “produzione di vini di lusso e da pasto”. Inizialmente composta da nove viticoltori, la cooperativa cominciò a vinificare sfruttando le cantine appartenenti all’azienda dello stesso preside Domizio Cavazza, che d’accordo con gli altri soci, scelse di dare al vino lo stesso nome del paese: Barbaresco. La cantina rimase sotto la guida di Cavazza sino al 1913, anno in cui il preside venne a mancare. Successivamente, la cooperativa, dopo altre sette anni di attività dovette chiudere nel 1920, in piena epoca fascista. Passato il dopoguerra, però, fu il parroco di Barbaresco, Don Fiorino Marengo, che nel 1958 decise di riprendere le redini del progetto iniziato da Cavazza, rifondando la cantina sociale del paese con il nome “Produttori del Barbaresco”, e riunendo una ventina di viticoltori che convinti della qualità del nebbiolo delle loro vigne, scelsero di aggregarsi insieme “per la qualifica e garanzia del Barbaresco”.
Da allora a oggi la “Produttori del Barbaresco” ha vissuto anni di pieno successo, conta attualmente oltre cinquanta membri soci conferitori, e dispone di circa cento ettari di vigneti, esclusivamente impiantati a nebbiolo e pari a circa 1/6 dell'intera zona di origine. Grazie alla costante dedizione di tutti i viticoltori appartenenti alla cooperativa, la “Produttori del Barbaresco” non solo viene da tempo considerata tra le cantine più prestigiose del territorio delle Langhe piemontesi, ma è addirittura spesso presa ad esempio come una delle migliori cooperative di tutto il mondo.
Era con esattezza il 1894, l’anno in cui vennero create le “Cantine Sociali di Barbaresco”, per la “produzione di vini di lusso e da pasto”. Inizialmente composta da nove viticoltori, la cooperativa cominciò a vinificare sfruttando le cantine appartenenti all’azienda dello stesso preside Domizio Cavazza, che d’accordo con gli altri soci, scelse di dare al vino lo stesso nome del paese: Barbaresco. La cantina rimase sotto la guida di Cavazza sino al 1913, anno in cui il preside venne a mancare. Successivamente, la cooperativa, dopo altre sette anni di attività dovette chiudere nel 1920, in piena epoca fascista. Passato il dopoguerra, però, fu il parroco di Barbaresco, Don Fiorino Marengo, che nel 1958 decise di riprendere le redini del progetto iniziato da Cavazza, rifondando la cantina sociale del paese con il nome “Produttori del Barbaresco”, e riunendo una ventina di viticoltori che convinti della qualità del nebbiolo delle loro vigne, scelsero di aggregarsi insieme “per la qualifica e garanzia del Barbaresco”.
Da allora a oggi la “Produttori del Barbaresco” ha vissuto anni di pieno successo, conta attualmente oltre cinquanta membri soci conferitori, e dispone di circa cento ettari di vigneti, esclusivamente impiantati a nebbiolo e pari a circa 1/6 dell'intera zona di origine. Grazie alla costante dedizione di tutti i viticoltori appartenenti alla cooperativa, la “Produttori del Barbaresco” non solo viene da tempo considerata tra le cantine più prestigiose del territorio delle Langhe piemontesi, ma è addirittura spesso presa ad esempio come una delle migliori cooperative di tutto il mondo.