FLEURY
Era il 1985 quando Emile Fleury decide di ridare lustro alle vigne di famiglia, decimate dalla fillossera, reimpiantando il Pinot Noir, aiutato dal figlio Jean-Pierre, fermo sostenitore delle teorie biodinamiche di Rudolf Steiner. La svolta arriverà solo pochi anno dopo, nel 1989, quando tutti i vigneti vengono convertiti all’agricoltura biodinamica e la Maison ne ottiene la certificazione, avvenimento cruciale che consacrerà Fleury agli occhi del mondo intero. Ma tutta la storia della famiglia è una storia di coraggio, a partire dal luogo nel quale si sceglie di fare Champagne, la Côte des Bars, non tra quelli prediletti per le bollicine a causa della sua localizzazione molto più a sud rispetto ai luoghi favoriti e dalla composizione del suolo meno gessosa ma, anzi, più calcarea. Nonostante tutto, Fleury ha fatto in modo di definire tutto questo come uno stile caratteristico e inconfondibile: i suoi Champagne sono perfettamente riconoscibili, autentici e corposi, dal gusto selvaggio e indomabile, scevri da ogni moda o virtuosismo.