Teobaldo Rivella appartiene ad una generazione di vignaioli (il padre Serafino produceva e vendeva vino sfuso e in damigiana come il nonno Pietro ed il fratello Guido per 40 anni è stato enologo per Angelo Gaja). Incomincia ad imbottigliare per se stesso nel 1967 dalle vigne lasciategli dal padre e da allora produce poco più di 10000 bottiglie l’anno divise tra poche bottiglie di Barbaresco (circa 8000) e pochissime di Dolcetto (circa 3000). Non è cambiato e non ha voluto cambiare nulla. Ha mantenuto lo stesso spirito e idea di vino, concedendosi solo il diradamento e la scelta dei grappoli già sulla pianta. Sostenitore di una viticultura naturale, ha sempre accettato negli anni le stagioni con i propri corsi nel bene e nel male con grande rispetto del tempo e della tradizione senza alcuna concessione allo stile moderno e alla fretta. Rispetto per la maturazione delle uve, rispetto per l’affinamento.