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abbinamenti Si sposa con carni arrosto e formaggi a pasta dura. Ottimo per accompagnare lo stinco di maiale al forno.
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alcol 15%
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annata 2018
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denominazione Toscana IGT
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filosofia Triple A
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formato 0,75 l
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giudizio 3k 8/10
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regione Toscana (Italia)
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temperatura di servizio 16-18°
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vitigni Sangiovese 95%, Canaiolo e Ciliegiolo 5%
NOTE SENSORIALI:
Si presenta di un rosso rubino scarico. Il bouquet è di frutta rossa croccante, succo e femminilità, con vitali contorni minerali. Al palato è succoso, genuino e schietto, dritto e gastronomico, di tagliente freschezza e buon corpo.
CURIOSITÁ:
È un’etichetta ispirata al buon vino quotidiano della migliore tradizione, da bere a tavola in abbinamento ai piatti saporiti del territorio: dalle paste con i sughi di carne o di selvaggina, alle carni bianche e arrosto. Grazie al clima soleggiato, fresco e ai pregiati suoli di argille e sabbie, le uve a bacca rossa arrivano a maturazione con aromi molti intensi. A quel punto il lavoro in cantina è semplice ed è condotto in modo molto delicato e poco invasivo, in modo da esaltare le caratteristiche varietali delle uve. Nascono così vini dal profilo artigianale, con una grande tipicità territoriale.Pacina è un antico monastero risalente al 900 d.C. situato a Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena, sulla linea di confine tra Chianti Classico e Chianti Colli Senesi. Circondata da vigneti, boschi, campi a seminativo e oliveti, Pacina prima ancora di essere un’azienda agricola, è un luogo abitato dai suoi custodi Giovanna Tiezzi e Stefano Borsa.
Pacina è il frutto della fusione di due storie. La prima è una storia geologica-biologica che ci fa risalire alle origini del luogo, a oltre cinque milioni di anni fa, quando questa terra è emersa grazie all’accumulo di sedimenti marini che ancora oggi ne caratterizzano i terreni e segnano in modo distintivo i vini che ne nascono. La seconda è invece una storia di famiglia, che ci riporta al trisnonno di Giovanna, Edoardo Pulselli, che acquistò il podere tra le due guerre.
A Pacina le lavorazioni naturali hanno da sempre rappresentato la normalità: dal campo, dove la conduzione biologica ammette il solo uso di rame e zolfo, alla cantina, un vero e proprio monumento storico interrato in tre livelli, dove tutte le fermentazioni sono spontanee e il vino non subisce alcun intervento se non la cura maniacale di Stefano, che a costo di un grande investimento di tempo, imbottiglia vini che rispecchiano al massimo l’identità di Pacina.
Oggi ad affiancare Giovanna e Stefano ci sono i figli, Maria e Carlo, e Roberto, il compagno di Maria, che portano avanti progetti agricoli che contribuiscono a fare di Pacina un luogo di vita, di gioia e di biodiversità.
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